"Il ricamo. da sempre, è visto come un'attività di donne remissive, pazienti, che obbediscono alla tradizione e in qualche modo la perpetuano. (...) Con la testa sempre china, i capelli raccolti, gli occhi fissi e le mani operose. Un esempio di virtù e sacrificio, perché una donna che ricama dice addio ai divertimenti e si rinchiude nel focolaio domestico, al riparo da occhi e da orecchie indiscrete."
Vita è un'anziana signora siciliana costretta a stare in casa a causa dell'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. Dovendo stare in casa da sola, la sua mente si perde spesso nelle memorie di un passato lontano...è l'occasione giusta, pensa, per rimettere in ordine i ricordi e le emozioni e di lasciare una testimonianza scritta a sua nipote Nina, della sua storia e di quella delle ricamatrici di Santa Caterina di Villarmosa.
Inizia così a dar forma scritta ai suoi ricordi: racconta della sua gioventù, della sua storia d'amore e del suo matrimonio e di quando, un tempo, ricamava e lottava per opporsi allo sfruttamento.
Racconta di tutte le ricamatrici che da anni praticavano questo lavoro di abilità e tenacia. le ricamatrici non solo di Santa Caterina Villarmosa ma delle province di Agrigento, Ragusa, Siracusa, Palermo Taormina e altrove.
"Tutte queste donne sapevano che quel che stavano facendo era più di muovere le mani sulla tela e non fu un caso che , quando si creò la Lega delle Ricamatrici, ci furono migliaia di adesioni. Ottocentosettantacinque e solo a Santa Caterina Villarmosa. Le iscritte erano consapevoli che il loro lavoro veniva sfruttato, sistematicamente sminuito e svenduto e volevano una paga oraria più alta. Volevano soprattutto che i capi ricamati venissero valutati in base alle ore di lavoro".
"Fu in questo clima di tensione che si svolse il processo del 1973. Quell'anno in giugno, quasi mille donne manifestarono a Palermo per rivendicare i diritti delle ricamatrici. La conseguenza fu che venne approvata in Parlamento la legge numero 877 sul lavoro dipendente a domicilio che stabiliva orari di lavoro, una paga oraria e un obbligo di trasparenza nelle transizioni. Ma questa legge ahimè cambiò ben poco la vita delle ricamatrici. per certi aspetti però convinse alcune, in particolare Filippa Pantano, a emergere dal magma con una cooperativa di ricamatrici: La Rosa Rossa".
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